Essere un istruttore
di arti marziali o sport da combattimento è molto ma molto difficile.Questo
bisognerebbe spiegarlo chiaramente nei corsi istruttori perché in realtà molti
allievi sognano di diventare istruttori solo per sentirsi su un gradino più
alto rispetto agli altri o magari perché sognano la tshirt da istruttore o la
cintura nera di per sé.
Essere un buon
istruttore va al di là delle competenze tecniche specifiche..in realtà non è
poi cosi’ difficile acquisire tali nozioni..basta solo molta pratica.
Quello che è
difficile e che rende un istruttore davvero bravo è il saper comunicare
bene,riuscire a infondere in ogni allievo quelle nozioni tecniche e quei
princìpi che ne sono alla base e questa è una caratteristica che non si insegna
nei corsi.
Negli anni ho acquisito un po’ di
esperienza..per carità sempre troppo poca per sentirmi “arrivato” ma quel poco
che ho imparato riguarda soprattutto il modo di insegnare.
Mi confronto
sempre volentieri con molti colleghi
istruttori o maestri sulle metodologie di insegnamento,sui metodi di
individuazione e correzione degli errori e sull’impostazione della lezione e
ogni volta scopro un universo di approcci alla didattica veramente vario.
Se c’è una cosa che
posso affermare con certezza è che non esiste un allievo uguale ad un altro e
non esiste un metodo universale per far capire le cose alla gente.
Come istruttore
bisogna imparare ad essere anche un po’ psicologo e saper interpretare i nostri
allievi.Saper riconoscere quando possiamo correggere e spronare e capire invece
quando è il caso di lasciar correre perché magari non è giornata.
Intuire i limiti
personali di ogni singolo allievo nel sapersi correggere e nel recepire le
correzioni e farle proprie…ci sono studenti che vogliono essere spronati ed
altri che invece sono molto suscettibili e richiedono più calma.
In generale mi piace
dare un tono energico alle lezioni ma saper correggere con pazienza perché ogni
allievo ha bisogno dei suoi tempi tecnici.
Ma come si fa ad
imbastire una lezione arti marziali?
Parlando di
MMA,Grappling o Krav Maga ad esempio divido generalmente le lezioni
settimanali,dedicandone una alla tecnica nuova,un’altra allo sparring o ripasso
ed una prevalentemente fisica.
In questo modo si
riesce ad avere un progresso tecnico che non vada a discapito della condizione
atletica ad esempio.
Quando mi dedico
alla spiegazione di una nuova tecnica generalmente spiego la situazione per la
quale andiamo a vedere quella soluzione in particolare.
Mostro la tecnica
veloce per la prima volta,dopodichè ripeto l’esecuzione da varie angolazioni a
rallentatore.Successivamente vado a spiegare a voce i vari passaggi che
compongono la tecnica senza dilungarmi in discorsi biblici.
Una cosa che odio
sono ad esempio i video su youtube dove gli istruttori stanno 2 o 3 minuti a
parlare prima di far vedere qualcosa.
E’ essenziale che la
spiegazione sia sintetica e più chiara possibile,spiego al massimo 2 o 3
princìpi che compongono l’azione e la suddivido in STEP.
La suddivisione in
Step è il miglior modo per spiegare tecniche complesse anche a
principianti,mentre se lavorerete con atleti avanzati potrete anche evitare di
usare il metodo a STEP.
Come funziona il
metodo STEP?
Si divide la tecnica
in 3-4 fasi al massimo e per ogni fase si fissa un CHECKPOINT finale ovvero un
punto al termine dove tutti gli allievi devono trovarsi nella medesima
posizione in modo da controllare di aver fatto bene tutti i movimenti e poter
passare allo step successivo.
Questo induce ogni
allievo a praticare una sorta di autocontrollo sul checkpoint e capire se ha
fatto tutto correttamente e aiuta l’istruttore a verificare al termine di ogni
Step quali allievi stanno commettendo un errore e quali no.
In pratica ogni
tecnica da un Triangolo a un Armlock ad esempio si puo’ scomporre in più
passaggi e quando un allievo non riesce a eseguirla gliela si rifà fare a step
lentamente e si ripercorre insieme i checkpoint per capire dove sta l’errore.
Una volta completati
tutti gli step varie volte faccio eseguire tutta l’azione in maniera fluida
senza più suddivisione in modo che diventi parte di un unico movimento.
In questo modo si
riesce ad assimilare ogni passaggio e farlo in maniera automatica.
Il problema poi è
introdurre il fattore stress.
Qualunque tecnica
insegnate dovrà essere eseguita in un contesto dinamico.
Una sessione di
sparring di grappling ad esempio sarà ben diversa rispetto all’esecuzione di
una tecnica standard con il compagno ,questo perché il vostro partner giocherà
un ruolo attivo e cercherà di contrastare i vostri movimenti.
Servirà dunque aver
assimilato ogni singolo passaggio ed averlo ripetuto molte volte e in modo
veloce per poter “padroneggiare” una determinata azione ed essere in grado di
eseguirla anche con una buona dose di stress fisico ed emotivo.
Per gli allievi e
studenti: non vi scoraggiate se una determinata tecnica non vi riesce:non c’è
un tempo tecnico uguale per tutti e soprattutto non c’è un numero di
ripetizioni standard per fare propria una tecnica complessa.Anche i più bravi
ripetono le azioni base migliaia di volte..se il vostro istruttore non vi
insegna il metodo a Step provate a ripassare mentalmente la tecnica a casa e
dividerla da soli in fasi e vedrete che capirete meglio ogni minimo movimento.L’approccio
alla didattica è molto soggettivo e la metodologia d’insegnamento varia da
istruttore a istruttore…di certo posso dirvi una cosa:
non esistono cattivi
allievi…esistono piuttosto pessimi istruttori..quello si.
Nessun commento:
Posta un commento