giovedì 6 agosto 2015

METODOLOGIA DELL’INSEGNAMENTO

Essere un istruttore di arti marziali o sport da combattimento è molto ma molto difficile.Questo bisognerebbe spiegarlo chiaramente nei corsi istruttori perché in realtà molti allievi sognano di diventare istruttori solo per sentirsi su un gradino più alto rispetto agli altri o magari perché sognano la tshirt da istruttore o la cintura nera di per sé.
Essere un buon istruttore va al di là delle competenze tecniche specifiche..in realtà non è poi cosi’ difficile acquisire tali nozioni..basta solo molta pratica.
Quello che è difficile e che rende un istruttore davvero bravo è il saper comunicare bene,riuscire a infondere in ogni allievo quelle nozioni tecniche e quei princìpi che ne sono alla base e questa è una caratteristica che non si insegna nei corsi.
 Negli anni ho acquisito un po’ di esperienza..per carità sempre troppo poca per sentirmi “arrivato” ma quel poco che ho imparato riguarda soprattutto il modo di insegnare.
Mi confronto sempre  volentieri con molti colleghi istruttori o maestri sulle metodologie di insegnamento,sui metodi di individuazione e correzione degli errori e sull’impostazione della lezione e ogni volta scopro un universo di approcci alla didattica veramente vario.
Se c’è una cosa che posso affermare con certezza è che non esiste un allievo uguale ad un altro e non esiste un metodo universale per far capire le cose alla gente.
Come istruttore bisogna imparare ad essere anche un po’ psicologo e saper interpretare i nostri allievi.Saper riconoscere quando possiamo correggere e spronare e capire invece quando è il caso di lasciar correre perché magari non è giornata.
Intuire i limiti personali di ogni singolo allievo nel sapersi correggere e nel recepire le correzioni e farle proprie…ci sono studenti che vogliono essere spronati ed altri che invece sono molto suscettibili e richiedono più calma.
In generale mi piace dare un tono energico alle lezioni ma saper correggere con pazienza perché ogni allievo ha bisogno dei suoi tempi tecnici.
Ma come si fa ad imbastire una lezione arti marziali?
Parlando di MMA,Grappling o Krav Maga ad esempio divido generalmente le lezioni settimanali,dedicandone una alla tecnica nuova,un’altra allo sparring o ripasso ed una prevalentemente fisica.
In questo modo si riesce ad avere un progresso tecnico che non vada a discapito della condizione atletica ad esempio.
Quando mi dedico alla spiegazione di una nuova tecnica generalmente spiego la situazione per la quale andiamo a vedere quella soluzione in particolare.
Mostro la tecnica veloce per la prima volta,dopodichè ripeto l’esecuzione da varie angolazioni a rallentatore.Successivamente vado a spiegare a voce i vari passaggi che compongono la tecnica senza dilungarmi in discorsi biblici.
Una cosa che odio sono ad esempio i video su youtube dove gli istruttori stanno 2 o 3 minuti a parlare prima di far vedere qualcosa.
E’ essenziale che la spiegazione sia sintetica e più chiara possibile,spiego al massimo 2 o 3 princìpi che compongono l’azione e la suddivido in STEP.
La suddivisione in Step è il miglior modo per spiegare tecniche complesse anche a principianti,mentre se lavorerete con atleti avanzati potrete anche evitare di usare il metodo a STEP.
Come funziona il metodo STEP?
Si divide la tecnica in 3-4 fasi al massimo e per ogni fase si fissa un CHECKPOINT finale ovvero un punto al termine dove tutti gli allievi devono trovarsi nella medesima posizione in modo da controllare di aver fatto bene tutti i movimenti e poter passare allo step successivo.
Questo induce ogni allievo a praticare una sorta di autocontrollo sul checkpoint e capire se ha fatto tutto correttamente e aiuta l’istruttore a verificare al termine di ogni Step quali allievi stanno commettendo un errore e quali no.
In pratica ogni tecnica da un Triangolo a un Armlock ad esempio si puo’ scomporre in più passaggi e quando un allievo non riesce a eseguirla gliela si rifà fare a step lentamente e si ripercorre insieme i checkpoint per capire dove sta l’errore.
Una volta completati tutti gli step varie volte faccio eseguire tutta l’azione in maniera fluida senza più suddivisione in modo che diventi parte di un unico movimento.
In questo modo si riesce ad assimilare ogni passaggio e farlo in maniera automatica.
Il problema poi è introdurre il fattore stress.
Qualunque tecnica insegnate dovrà essere eseguita in un contesto dinamico.
Una sessione di sparring di grappling ad esempio sarà ben diversa rispetto all’esecuzione di una tecnica standard con il compagno ,questo perché il vostro partner giocherà un ruolo attivo e cercherà di contrastare i vostri movimenti.
Servirà dunque aver assimilato ogni singolo passaggio ed averlo ripetuto molte volte e in modo veloce per poter “padroneggiare” una determinata azione ed essere in grado di eseguirla anche con una buona dose di stress fisico ed emotivo.
Per gli allievi e studenti: non vi scoraggiate se una determinata tecnica non vi riesce:non c’è un tempo tecnico uguale per tutti e soprattutto non c’è un numero di ripetizioni standard per fare propria una tecnica complessa.Anche i più bravi ripetono le azioni base migliaia di volte..se il vostro istruttore non vi insegna il metodo a Step provate a ripassare mentalmente la tecnica a casa e dividerla da soli in fasi e vedrete che capirete meglio ogni minimo movimento.L’approccio alla didattica è molto soggettivo e la metodologia d’insegnamento varia da istruttore a istruttore…di certo posso dirvi una cosa:
non esistono cattivi allievi…esistono piuttosto pessimi istruttori..quello si.


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